La sindrome della papera non è ancora un disturbo psicologico rinosciuto, ma è sempre più diffusa. Il suo nome è iniziato a circolare negli ambienti dell’Università di Stanford e si è pian piano diffuso.
Avete mai sentito parlare di sindrome della papera? Probabilmente no, anche se potreste esserne affetti. Il nome è nato negli ambienti dell’Università di Stanford e si è lentamente diffuso in tutto il mondo. Al momento, però, pur essendo sempre più diffusa, non si tratta ancora di un disturbo psicologico riconosciuto. Ma come capire se ne si è affetti? E come mai si chiama così? Proviamo a scoprirlo insieme.
Partiamo dalla seconda domanda, la cui spiegazione è tanto semplice quanto emblematica. Come mai si chiama così? Il riferimento è, appunto, alle papere. Questi animali, all’apparenza, galleggiano senza problemi sull’acqua e si muovono leggeri. All’occhio meno attenti sembrano proprio non fare fatica. In realtà, le papere per stare a galla e potersi muovere devono fare moltissima fatica. Devono continuamente muovere le zampe. Lo stesso discorso vale per le persone affette dalla sindrome della papera. All’apparenza stanno bene. In mezzo agli altri sorridono, affrontano le difficoltà senza farsi abbattere. In realtà, non sono così felici e, anzi, si sentono molto stanche, soprattutto dal punto di vista mentale. Una condizione che, a lungo andare, può diventare patologica.
Non è un caso che il nome di questa sindrome sia stato coniato a Stanford. L’università americana è tra le più prestigiose del mondo e questo la rende anche uno degli ambienti più competitivi al mondo. Il risultato? Molti studenti sentono particolarmente la pressione e non vivono questa competizione in maniera positiva. Anzi, la soffrono e ne vengono schiacciati. È in questo contesto che nasce la sindrome della papera. Lo si legge anche sul sito ufficiale degli Student Affairs di Stanford: “Gli studenti lottano per sopravvivere alle pressioni di un ambiente competitivo, mentre presentano l’immagine di uno studente rilassato”. È l’esatta definizione di questa malattia, che anche se non ancora riconosciuta, è sempre più diffusa.
Ma come capire se si è malati? I sintomi sono diversi e molto generici. Si parte da un’ansia generalizzata, ma non solo. Sintomi possono essere anche una bassa autostima, la necessità di mettersi a confronto con gli altri continuamente e una serie di atteggiamenti atti a svalutare la propria persona. Una serie di sensazioni che portano, alla fine, a farsi schiacciare dalla pressione. A questo contribuisce, inoltre, una scarsa formazione dal punto di vista emozionale, che non permette di gestire con tranquillità questi momenti.
Cosa fare, quindi? La scelta migliore e la più utile è quella di rivolgersi a un professionista della salute mentale. Allo stesso tempo, però, è possibile mettere in atto alcune piccole pratiche che permettono di fare i conti con la sindrome e in generale con il proprio benessere e la propria salute psichica. Nello specifico, è opportuno trovare tempo per sé stessi, “staccare” dalla routine dello studio e del lavoro, e riposarsi.
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