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Salute

Antibiotico resistenza, la pandemia silenziosa che fa 5 milioni di morti l’anno. Le buone pratiche per prevenirla

Consumi e prescrizioni inappropriate sono i maggiori responsabili del fenomeno. Il ministero della Salute lancia la campagna di sensibilizzazione per un uso responsabile in occasione della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica

 

Se il Covid-19 appare ormai sotto controllo, c’è un’altra pandemia che sotto traccia sta acquistando terreno a un ritmo vertiginoso e conta oltre 5 milioni di morti l’anno, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità. Si tratta dell’antibiotico resistenza, ovvero delle infezioni causate da batteri ormai resistenti ai farmaci antimicrobici. Una minaccia sanitaria che assume via via proporzioni sempre più significative a livello globale, con gravi ripercussioni di tipo sociale ed economico. In Europa ogni anno sono oltre 670mila le infezioni da batteri antibiotico-resistenti e 33mila i decessi. Di questi più di 11mila si registrano in Italia, tra gli ultimi Paesi al mondo nella lotta al fenomeno.

L’uso eccessivo e improprio di antibiotici in ambito umano, veterinario e zootecnico, insieme alla diffusione purtroppo ancora elevata dalle infezioni correlate all’assistenza sanitaria, sono i principali fattori alla base” del fenomeno, spiega il ministro Orazio Schillaci. Tipicamente un uso improprio degli antibiotici riguarda le infezioni virali, come raffreddore e influenza, su cui gli antibiotici non hanno alcuna efficacia.

Per questo in occasione della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (World AMR Awareness Week, 18-24 novembre), il ministero della Salute e l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione, in onda su radio e tv, per promuovere il “consumo responsabile di antibiotici e incentivare le migliori pratiche per ridurre la diffusione di infezioni resistenti”.

In Italia, secondo il rapporto nazionale dell’Aifa, nel 2022 l’uso degli antibiotici è in ripresa, con un +24% rispetto al 2021. Oltre al consumo eccessivo, la cosiddetta “inappropriatezza prescrittiva” è l’altro fattore sotto accusa. I medici di base, osserva Schillaci, sono responsabili per l’80% delle prescrizioni ingiustificate, mentre un italiano su tre assume antibiotici senza una ricetta. “Bisogna dunque insistere sulla formazione dei medici”, dice il direttore della Prevenzione del ministero, Francesco Vaia.

I numeri dell’antibiotico resistenza

Non a caso nel 2019 l’Oms ha dichiarato la resistenza antimicrobica una delle dieci principali minacce per la salute pubblica a livello mondiale. I numeri sono impietosi e restituiscono un quadro allarmante: nel mondo “ogni 30 secondi una persona muore e una infezione su cinque nell’Unione europea è causata da agenti microbici resistenti”, ricorda Sandra Gallina, direttrice generale Salute e Sicurezza alimentare della Commissione Ue, che parla di “una grande pandemia con un costo enorme, pari a 11,7 miliardi l’anno per le spese supplementari e mancata attività lavorativa” nella sola Unione europea.

Foto | Unsplash/Árpád Czapp – Importpharma.it

Non vanno trascurate infatti le conseguenze dal punto di vista economico. Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (Ocse), fra il 2015 e il 2050, se le attuali tendenze non cambieranno, il trattamento delle infezioni resistenti, nei Paesi del G7, comporterà in media una spesa straordinaria, ogni anno, di circa 7 milioni di giorni di degenza ospedaliera in più, inclusi 1,3 milioni in l’Italia.

In Europa i progressi nella lotta al fenomeno in Europa sono “lenti” e il fenomeno “rimane una sfida”, avverte il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Questo nonostante i Paesi dell’Ue, come rileva l’Agenzia europea dei medicinali, abbia ridotto molto le vendite di antibiotici veterinari (-53% tra il 2011 e il 2022, il livello più basso mai registrato), un dato che si traduce in un minor rischio di resistenza dei batteri nelle persone e negli animali.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo i “dati della tessera sanitaria si stima che nel 2022 tre persone su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con livelli d’uso più elevati nei bambini fino a 4 anni di età e nelle persone con più di 75 anni. Questo fa capire quanto sia urgente promuovere un uso appropriato degli antibiotici, facendo leva sulla corretta informazione, sulla responsabilità individuale e sul miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva”, spiega Schillaci.

Il fenomeno dell’antibiotico resistenza nei neonati d’altra parte rappresenta “una delle principali preoccupazioni” anche per i neonatologi, spiega Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia (Sin). “Il 50% circa delle infezioni neonatali severe risultano, attualmente, resistenti” ai trattamenti a base di antibiotici, “tra i farmaci più utilizzati nelle terapie intensive neonatali, anche se a volte non necessari”, ammette. “La prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero resta la miglior difesa per combattere la battaglia contro la resistenza antimicrobica”, a cominciare dall’igiene delle mani.

Le buone per la prevenzione

Resta fondamentale dunque la diffusione delle buone pratiche per preservare l’efficacia degli antibiotici e ridurre dunque la resistenza antimicrobica, che rappresenta una minaccia per le persone, gli animali e l’ambiente. Va in questo senso il vademecum messo a punto dalla Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) con cinque raccomandazioni “per un uso appropriato degli antibiotici”. L’antibiotico resistenza è “un fenomeno preoccupante che impone un cambiamento culturale a cui tutti siamo chiamati, operatori sanitari, istituzioni e cittadini, e sempre più con un approccio One Health che integri salute umana, salute animale e ambientale”, spiega il presidente Andrea Mandelli.

Foto | Unsplash/Volodymyr Hryshchenko – Importpharma.it

• Gli antibiotici vanno assunti in modo corretto, cioè solo quando e quanto serve, su prescrizione medica, perché l’uso non appropriato favorisce la resistenza batterica. Il pericolo è che in futuro gli antibiotici perdano la loro efficacia e che alcune infezioni non siano più curabili.
• È fondamentale rispettare sempre la dose e la durata del trattamento così come prescritto dal medico. Ciò è necessario per evitare la selezione di batteri resistenti.
• Il medico è l’unico che può fare una corretta analisi della situazione e verificare se è necessario un antibiotico. Per questo il farmacista non può vendere un antibiotico senza prescrizione.
• Anche nel caso degli animali da compagnia è necessario utilizzare solo gli antibiotici prescritti dal medico veterinario, l’unico che può fare una corretta diagnosi. Da evitare dunque il “fai da te”.
• Gli antibiotici avanzati da una precedente terapia o scaduti non vanno conservati in casa, riutilizzati né gettati nel lavandino, nel wc o nella pattumiera. Possono finire nell’ambiente, compresi i corsi d’acqua, contribuendo allo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici. È necessario dunque consegnarli alla farmacia.

Come sottolinea la campagna dell’Oms “Prevenire insieme l’antibiotico resistenza” è necessario un sforzo collettivo con il coinvolgimento di tutti gli attori, in tutti i settori, per preservare l’efficacia dei farmaci e contrastare la diffusione della resistenza agli antibiotici.

Resta fondamentale puntare sulla comunicazione e sulla corretta informazione in materia di resistenza antimicrobica e uso prudente degli antimicrobici a tutti i livelli, per promuovere la conoscenza e favorire un cambiamento dei comportamenti.

L’indagine: 1 italiano su 2 non conosce l’antibiotico resistenza

Del resto che ci sia bisogno di una capillare campagna di comunicazione lo dimostrano i dati dell’indagine condotta dalla società Iqvia in collaborazione con Reckitt, sull’utilizzo degli antibiotici da parte degli italiani e sulla conoscenza dell’antibiotico resistenza. Dalla ricerca – condotta su un campione di oltre 1.300 individui – emerge una sostanziale mancanza di consapevolezza, conoscenza e sensibilità sul tema.

Secondo il sondaggio, un intervistato su due non ha mai sentito parlare di antibiotico resistenza e il 46% utilizzerebbe gli antibiotici anche per infezioni virali, quai 8 su 10 affermano di averli utilizzati negli ultimi 12 mesi e, di questi, ben il 56% lo ha fatto per infezioni delle vie respiratorie superiori causate da virus, come mal di gola, raffreddore e influenza. L’indagine mette in luce anche una scarsa consapevolezza circa le conseguenze di un uso errata dell’antibiotico: il 40% degli italiani li assume senza conoscere i rischi.

Federica Giovannetti

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