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Salute

Appendice, come capire quando è infiammata

Come riconoscere i sintomi di un’appendice infiammata, dalle cause alle possibili complicanze, per una corretta e tempestiva gestione del problema.

L’appendicite è una patologia infiammatoria che attacca una piccola appendice chiamata appendice vermiforme, situata all’inizio del colon. Nonostante il suo aspetto gommoso e cavo e il fatto che sia minuscola, solo 10 centimetri di lunghezza e mediamente 6 millimetri di diametro, quando decide di infiammarsi, mette davvero a rischio la salute complessiva del paziente e lo costringe, spesso e volentieri, ad affrontare un’asportazione d’urgenza.

Sebbene venga spesso ripetuto che l’appendice non svolge nessun compito particolare all’interno del nostro corpo, è doveroso precisare che svolge un ruolo fondamentale nel sistema immunitario durante i primi anni di vita. Funge da vero e proprio filtro, un difensore nascosto molto simile alle tonsille, tanto da venire chiamata anche “tonsilla addominale”.

Questo piccolo organo si trova nel quadrante inferiore destro dell’addome, proprio sotto l’ombelico. È attaccata alla prima porzione dell’intestino crasso, chiamata cieco, da cui si estende come un prolungamento misterioso.

L’appendicite acuta colpisce quando l’organo si infiamma e può essere causata da una varietà di fattori, come ostruzioni o irritazioni nella sua cavità interna.

Questo mal di pancia acuto si manifesta con un dolore intenso nell’area inferiore destra dell’addome. I sintomi, come nausea, perdita di appetito e febbre, sono solo il contorno di questa emergenza medica. L’appendicite richiede spesso una risposta immediata e la rimozione chirurgica dell’organo.

Appendicite: le possibili cause dell’infiammazione e la loro evoluzione

L’infiammazione dell’appendice è un problema che può verificarsi per diverse ragioni. Il lume dell’appendice è caratterizzato da un passaggio stretto che lo rende predisposto all’ostruzione.

Spesso tutto comincia quando si verificano degli incastri di “oggetti estranei” all’interno del nostro corpo, tipo:

  • muco,
  • fecalomi
  • vermi intestinali
  • avanzi di cibo
  • noccioli
  • semi di frutta (tipo uva, ciliegie o arance)
  • crescita eccessiva di tessuto linfatico
  • aderenze
  • tumori localizzati
  • malattie infiammatorie dell’intestino
  • morbo di Crohn
  • colite ulcerosa

Se una di queste cause si verifica, i microbi lì intrappolati iniziano a moltiplicarsi dando il via ad un’infiammazione. Il sistema immunitario mette in azione i globuli bianchi che iniziano a mangiare i batteri. Tuttavia il loro intervento a volte non è sufficiente, portando ad un accumulo di pus all’interno dell’appendice. Se non diagnosticato in tempi brevi questo accumulo aumenta la pressione interna, rischiando una perforazione e una rottura con il diffondersi dell’infezione al peritoneo e agli organi nell’addome.

Foto | miljko @Canva – importopharma.it

Indipendentemente da quale sia la causa scatenante dell’ostruzione, l’accumulo di muco o pus all’interno dell’appendice aumenta la pressione all’interno dell’organo e stimola il dolore, causando i primi sintomi dell’appendicite come:

  • nausea,
  • riduzione dell’appetito
  • dolore viscerale di intensità media
  • scarsa localizzazione.

La diminuzione della perfusione sanguigna nell’appendice a causa dell‘aumento della pressione porta a:

  • stasi linfatica
  • compromissione arteriosa
  • ischemia tissutale

Queste condizioni favoriscono la crescita dei batteri che normalmente si trovano nell’appendice senza causare danni (appendicite acuta catarrale). Se l’ostruzione si risolve, il processo infiammatorio regredisce. Tuttavia, se l’infiammazione persiste, l’ulcerazione batterica della mucosa, insieme alla scarsa vascolarizzazione, porta alla formazione di materiale purulento (appendicite suppurativa).

Se il processo continua, il drenaggio linfovasale compromesso può portare alla formazione di aree gangrenose (appendicite acuta gangrenosa). Lo stadio successivo è la perforazione dell’organo, con potenziale estensione dell’infiammazione al peritoneo parietale, che avvolge le pareti della cavità addominale.

Se l’organismo riesce a limitare l’infezione, può comunque succedere che l’infezione, detta appendicite acuta perforata, si diffonda agli organi adiacenti. In questo caso i pazienti iniziano a sentire i primi sintomi della diffusione con dolori acuti all’ombelico e verso la parte inferiore dell’addome, vicino all’anca.

Se non diagnosticata in tempo l’appendicite può tramutarsi in peritonite generalizzata e mettere a rischio la vita del paziente.

Come capire se l’appendicite si sta infiammando

L’Appendicite si manifesta con sintomi caratteristici che devono essere attentamente valutati. Inizialmente si avverte un senso generale di malessere accompagnato da una leggera febbre.

Iniziano poi i primi dolori addominali, quelli intorno all’ombelico verso l’anca, e ne giro di 12-24 ore, il dolore si fa più acuto e si sposta ulteriormente verso il basso.

Il dolore tuttavia può localizzarsi anche in altri luoghi come:

  • l’inguine,
  • la regione lombare
  • la parte superiore destra dell’addome

il che può portare a confondere i sintomi con una colica biliare o renale.

In sintesi quindi i sintomi principali e caratteristici dell’appendicite includono:

– Dolore: solitamente viene localizzato nella parte inferiore destra dell’addome

– Febbre: solitamente superiore ai 38°C.

– Disturbi gastrointestinali: tra cui nausea, gonfiore, perdita di appetito e vomito.

– Leucocitosi: nella maggior parte dei casi, si riscontra un alto numero di globuli bianchi nel sangue durante l’episodio acuto.

È opportuno sottolineare che la grande varietà di sintomi e possibili cause è così vasta da richiedere l’intervento di un professionista che ne valuti attentamente tutte le possibili conseguenze e che riesca a farne una diagnosi accurata e fornisca dei possibili trattamenti.

Una visita clinica da parte del chirurgo potrà fugare ogni dubbio nel caso di sospetta appendicite. Il medico potrà valutare attentamente caso per caso, ricorrendo a un’ecografia all’addome per i pazienti più magri, mentre nei casi più complessi o in pazienti obesi può eseguire una TAC dell’addome.

Una volta analizzate attentamente le cause e le possibili evoluzioni il medico potrà proporre due tipi di trattamenti al paziente.

  • Trattamento chirurgico
    • Accesso “tradizionale” laparotomico, ovvero una piccola incisione sul lato destro dell’addome (la lunghezza dell’incisione varia a seconda della gravità e della presentazione del quadro acuto).
    • In alternativa, può essere effettuato un approccio in laparoscopia, che ha numerosi vantaggi per il paziente, come una diagnosi più precisa (soprattutto nelle donne in età fertile e nei pazienti obesi), una più rapida ripresa post-operatoria e un risultato estetico migliore della ferita chirurgica.
  • Trattamento conservativo che è riservato soltanto a determinati casi, che consiste nell’utilizzo di antibiotici mirati per “raffreddare” il processo infettivo, nell’attesa di stabilire un percorso diagnostico-terapeutico adeguato.

In definitiva, la diagnosi di appendicite richiede un visita medica accurata, seguita da alcuni esami mirati, a seconda del caso. Solitamente la prassi più utilizzata è quella dell’asportazione chirurgica, in anestesia generale, che elimina il problema alla base e permette al paziente di avere un recupero più veloce.

Dalma Bonaiti

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