Scopri come il consumo eccessivo di birra ogni giorno può influire sulla tua salute e perché è meglio mantenere un consumo moderato
La birra ha origini antichissime e il suo consumo era molto diffuso in Mesopotamia, dove veniva considerata come un vero e proprio alimento, tanto che i Sumeri la chiamavano pane liquido, mentre gli Egizi furono i primi a usarla a scopo terapeutico.
Sembra infatti che la birra sia menzionata in alcuni papiri come prescrizione medica per curare diversi malanni o addirittura veniva fatta bere ai bambini diluita con acqua e miele.
Ma cosa succede al proprio corpo se si beve troppa birra? Il segno più evidente di questo eccesso alcolico gassoso è la tendenza, soprattutto per gli uomini, a mettere su la cosiddetta “pancetta”.
Ma è davvero la birra che causa un ventre gonfio ed espanso? Non tutti i bevitori di birra infatti soffrono di questo sintomo. Cosa causa veramente agli uomini e ad alcune donne lo sviluppo di un girovita più pronunciato?
I ricercatori dell’Università di Copenaghen hanno cercato di rispondere alla domanda se, quando la pancia è gonfia, è da colpevolizzare la birra o meno con una revisione degli articoli scientifici pubblicati sulle possibili relazioni tra consumo di birra e obesità.
Gli studiosi hanno utilizzato sia l’indice di massa corporea, che la misurazione della circonferenza vita, considerata quest’ultima un indicatore affidabile dell’accumulo di grasso addominale.
Sono stati revisionati 35 studi di tipo osservazionale condotti su un campione di oltre 600mila persone e 12 studi di intervento che hanno coinvolto circa 500 persone.
La maggior parte degli studi di tipo osservazionale non ha mostrato nessuna chiara associazione tra il consumo moderato di birra e l’accumulo di grasso addominale negli uomini.
Tuttavia, gli uomini che consumavano più di 4 litri di birra a settimana, mostravano un girovita decisamente più ampio rispetto agli altri.
Per le donne invece non è stato possibile trarre alcuna conclusione, poiché esse difficilmente arrivano a consumare quantità esagerate di birra.
In conclusione, un elevato accumulo di grasso addominale è più verosimilmente causato da uno stile di vita scorretto (dieta poco equilibrata, binge drinking, poca attività fisica) che molto spesso si associa ad un uso sconsiderato di alcolici, e quindi anche di birra.
Al momento, i dati disponibili sembrano suggerire che la birra, se consumata regolarmente e con moderazione, non ha alcun effetto sull’aumento di grasso addominale.
Perché il grasso si accumula nella pancia? Quando si assumono più calorie di quelle che brucia, le calorie in eccesso vengono immagazzinate come grasso.
Dove il tuo corpo immagazzina quel grasso è determinato in parte dall’età, in parte dal sesso e in parte dagli ormoni.
Le donne hanno più grasso sottocutaneo (il tipo sotto la pelle) rispetto agli uomini, quindi quelle calorie extra grasse tendono ad essere depositate nelle loro braccia, cosce e glutei. Gli uomini invece hanno meno grasso sottocutaneo, ma ne conservano di più sulla pancia.
In moderate quantità la birra aiuta a preservare nel tempo i giusti livelli di colesterolo buono e preservare quindi la salute delle arterie.
È quanto hanno scoperto i ricercatori della Pennsylvania State University dopo uno studio presentato all’American Heart Association’s Scientific Sessions 2016.
La ricerca ha stabilito che un consumo moderato di birra può rallentare il declino del colesterolo buono, con benefici per la salute e la possibilità di prevenire problemi cardiovascolari.
Per sei anni, gli esperti hanno seguito 80mila adulti cinesi, monitorando il loro consumo di alcol e i loro livelli nel sangue di colesterolo “buono”.
Al termine dello studio, i livelli di Hdl risultavano diminuiti in tutti i partecipanti, ma in coloro che avevano consumato alcol in modo moderato, la diminuzione era più lenta.
In particolare, si è visto che i livelli erano scesi di meno in chi aveva consumato birra. Per non eccedere con questa bevanda, il più delle volte non adatta ai celiaci perché prodotta con malto d’orzo, frumento o segale, non bisogna superare un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini.
Meglio ancora di limitarsi a una al giorno, da consumare durante i pasti: l’elevato contenuto in vitamine, amminoacidi e sali minerali, rende la poi birra una bevanda eccellente anche per chi fa sport.
Oltre a dissetare e reidratare dopo un’intensa attività fisica, è anche molto nutriente e aiuta quindi a recuperare le forze.
La birra che beviamo oggi, però, è molto diversa da quella che si beveva in passato. Questo è dovuto principalmente all’aggiunta del luppolo che ne conferisce freschezza e ne ottimizza la conservazione.
Il luppolo presente nella birra è un concentrato di antiossidanti, soprattutto flavonoidi di vario tipo, utili a combattere i radicali liberi e a prevenire l’invecchiamento cellulare.
Lo xantumolo, un flovonoide, presente nella birra, fa bene al cuore poiché lo protegge (prevenendo l’accumulo di omocisteina) e migliora la circolazione sanguigna.
Inoltre, favorisce il colesterolo “buono” HDL a discapito di quello “cattivo” LDL, protegge dalle malattie cardiovascolari, rendendo le arterie più flessibili e riducendo fino al 30% il rischio d’infarto.
Utile anche in caso di ipertensione e problemi vascolari di vario genere, previene la formazione di coaguli e rende il sangue più fluido.
Ha anche un effetto anti-infiammatorio, poiché fa diminuire nel sangue i livelli di proteina C-reattiva (CRP) e fibrogeno che provocano le infiammazioni.
Ecco gli ingredienti di origine animale più utilizzati nella produzione della birra: sicuramente troviamo la caseina, una proteina che si trova nel latte vaccino (attenzione, anche se il prodotto riporta la scritta “senza lattosio”) e serve come chiarificatore.
Poi c’è il carminio, un colorante naturale estratto dal corpo disseccato dell’insetto cocciniglia del carminio che dona un colore rossastro al prodotto; la colla di pesce che si ottiene dalla vescica natatoria essiccata dei pesci e viene usata per chiarificare la birra; la gelatina che viene prodotta dalla pelle, dal tessuto connettivo e dalle ossa di animali, soprattutto bovini e suini, e utilizzato anch’esso come chiarificatore e infine il lattosio, spesso usato nelle birre più dense e cremose.
Gli anglosassoni fanno largo uso soprattutto di colla di pesce, facilmente sostituibile con agar-agar, carragenina o pectina, che non alterano il sapore del prodotto. Le birre più “sicure” per i vegani sono invece quelle belghe e tedesche.
Leggi sempre bene le etichette del prodotto, ma tieni presente che queste non riportano ciò che viene usato nei processi di produzione e se tali processi produttivi includono uso di sostanze derivate dagli animali.
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