Vediamo tutte le caratteristiche e scopriamo i segreti del collagene idrolizzato, quali sono le sue peculiarità e i suoi benefici?
Tra gli integratori per la cura della pelle elogiati da celebrità come Jennifer Aniston, Gwyneth Paltrow e altre, il collagene idrolizzato emerge come la componente più ambita da chi desidera contrastare i segni dell’invecchiamento cutaneo. Tuttavia, il collagene da consumare e gli integratori alimentari in generale sono ancora avvolti in un velo di mistero. Nonostante la proliferazione di studi scientifici e test sull’efficacia, manca ancora una regolamentazione che definisca le caratteristiche necessarie delle molecole attive nelle formulazioni, il loro meccanismo d’azione e l’uso corretto.
Ecco tutto quello che bisogna sapere a proposito del collagene idrolizzato
Il collagene, la proteina preminente nell’organismo, è ampiamente distribuito in tessuti come pelle, ossa, tendini, vasi sanguigni e membrane, tutti appartenenti alla categoria dei tessuti connettivi. La sua funzione principale è di natura strutturale, contribuendo alle proprietà meccaniche, all’organizzazione e alla forma dei tessuti. Agisce anche come proteina di riempimento, conferendo sostegno, elasticità e protezione a vari tessuti connettivi.
Nell’uomo, la famiglia di questa proteina comprende ben 28 tipi diversi di collagene, identificati con numeri romani (collagene I, collagene II, collagene X, ecc.). Le caratteristiche di ciascun tipo variano a seconda della zona specifica del corpo in cui sono presenti.
Il collagene idrolizzato è il risultato di processi come idrolisi termica, acida, alcalina e/o enzimatica applicati al collagene nativo di tipo I. Questi processi mirano a frammentare le molecole proteiche, ottenendo così un prodotto di peso molecolare ridotto.
La scomposizione del collagene nativo in catene peptidiche mira a modulare il suo potere gelificante, facilitare la digestione e l’assorbimento alimentare. Inoltre, quando utilizzato in applicazioni cosmetiche, questo processo favorisce l’assorbimento cutaneo delle catene peptidiche che costituiscono il collagene.
Il processo di bollitura denatura il collagene, trasformandolo in gelatina e modificando la sua struttura secondaria a tripla elica. Nonostante la gelatina derivi da fonte animale e contenga la proteina collagene, manca di alcuni amminoacidi essenziali, come triptofano, isoleucina e metionina.
Sebbene la gelatina non sia un completo integratore proteico, sia il collagene che la gelatina forniscono gli amminoacidi chiave, come prolina ed idrossiprolina, cruciali per la sintesi del collagene. L’obiettivo principale dell’integrazione di collagene è stimolare la sintesi di questa proteina, fornendo il necessario pool di amminoacidi alle cellule.
Ma in che modo viene utilizzato il collagene idrolizzato? Il collagene idrolizzato suscita grande interesse per il ruolo chiave che svolge nell’organismo come elemento strutturale primario di ossa, cartilagini, tendini, legamenti e pelle. Questa proteina è impiegata per promuovere la salute articolare, contribuendo al recupero da traumi e prevenendo condizioni come l’artrosi e l’osteoporosi. In ambito medico, il collagene è stato anche suggerito per favorire la guarigione delle ustioni.
Tuttavia, le applicazioni del collagene idrolizzato non si limitano a questo contesto. Trova impiego come trattamento anti-aging per la pelle, poiché le concentrazioni di collagene cutaneo tendono a diminuire con l’invecchiamento, compromettendo la tonicità e la compattezza. Date le sfide relative alla penetrazione dei grandi frammenti proteici attraverso l’epidermide, si preferisce spesso incorporare il collagene in integratori specifici piuttosto che in cosmetici di dubbia efficacia. In quest’ultimo caso, vengono utilizzati collageni fortemente idrolizzati o piccoli peptidi precursori come il Palmitoyl Pentapeptide-4. In alternativa, in ambito ambulatoriale, si ricorre a sostanze in grado di stimolare la sintesi del collagene, come l’acido retinoico.
Un valido integratore di collagene non dovrebbe concentrarsi esclusivamente sull’apporto della proteina stessa, considerando che ha un costo relativamente modesto. Preferibile risulta l’assunzione di sostanze che stimolano la sintesi del collagene e ne rallentano la degradazione, anziché ricorrere a dosi massicce di collagene. A meno che non si verifichino carenze proteiche nell’alimentazione, l’apporto aggiuntivo di collagene alimentare difficilmente apporterà benefici significativi. Ciò avviene perché, a livello gastroenterico, la proteina viene idrolizzata nei singoli amminoacidi, proprio come qualsiasi altra proteina derivante dalla dieta.
Sebbene l’integrazione di collagene possa arricchire il pool di amminoacidi e peptidi utilizzati per la sintesi del collagene, è importante notare che, una volta assorbiti, gli amminoacidi in eccesso non vengono direttamente utilizzati per la risintesi del collagene. Essi fungono piuttosto da elementi strutturali per altre proteine o da substrati energetici, da utilizzare in caso di necessità. Un analogo ragionamento si applica alle proteine e agli integratori proteici: pur essendo fondamentali per la sintesi del tessuto muscolare, assumere grandi quantità di proteine non trasforma automaticamente una persona in un culturista.
Per questo motivo, negli integratori di alta qualità, accanto al collagene idrolizzato, sono spesso presenti sostanze come la vitamina C, la Centella asiatica (titolata in asiaticoside) e altri principi attivi antiossidanti. Questi componenti favoriscono la sintesi del collagene nell’organismo o ne impediscono la degradazione. Alcuni integratori avanzati seguono una formulazione a tripla azione per massimizzare i benefici.
Inoltre, la sintesi del collagene può essere potenziata con l’integrazione di singoli amminoacidi, come arginina, idrossiprolina ed ornitina. Per quanto riguarda la salute articolare, il collagene idrolizzato può essere combinato con glucosammina e condroitina solfato, peptidi utili per nutrire la cartilagine.
Le attuali evidenze scientifiche relative all’utilità del collagene nel trattamento di problemi ossei e articolari suggeriscono dosi relativamente elevate, nell’ordine di 7-10 g al giorno per un periodo di 1-3 mesi.
Ma esistono svantaggi e rischi derivati dall’utilizzo di collagene idrolizzato? Considerando il suo costo contenuto, derivante dalla sua abbondanza negli scarti animali come ossa, tendini e cotenna, il collagene viene a volte impiegato come integratore proteico. Tuttavia, a causa della carenza di alcuni amminoacidi essenziali, il collagene non rappresenta l’integratore più indicato a questo scopo. Nonostante il suo basso valore biologico, influenzato dall’alto contenuto di arginina, a fini promozionali viene pubblicizzato come un integratore in grado di stimolare la crescita muscolare e, di conseguenza, favorire la perdita di peso attraverso l’aumento di tessuti muscolari metabolicamente attivi. Come già analizzato, questa rappresentazione è semplificata e non rispecchia la complessità del funzionamento dell’organismo.
Per alcuni individui, l’origine animale del collagene solleva preoccupazioni riguardo alla potenziale trasmissione di TSE-BSE (encefalopatie spongiformi trasmissibili). Teoricamente, i processi di riscaldamento, filtrazione ed alcalinizzazione dei residui animali dovrebbero essere efficaci nell’eliminare o almeno ridurre i livelli degli agenti infettivi (prioni) responsabili delle TSE. Inoltre, la legge che regola la produzione di integratori basati su questa proteina prevede controlli rigorosi per garantire la sicurezza del consumatore finale. Tuttavia, è consigliabile rivolgersi a rivenditori e produttori affidabili, evitando prodotti di cui non si conosce l’origine o con prezzi notevolmente inferiori alla media di mercato.