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Salute

Demenza, esistono dei cibi capaci di aiutare il cervello?

Il cervello, come tutti gli altri organi, è sensibile agli alimenti in grado di proteggere dai danni della demenza. Vediamo insieme quali sono

Le funzioni del cervello sono molteplici e diverse fra loro: integrando i segnali attraverso i cinque sensi, associa un significato a ciò che succede nel mondo circostante, ma non solo.

Il cervello controlla pensieri, memoria e linguaggio, movimenti degli arti e il funzionamento di tutti gli organi presenti nel corpo. Infine, regolando il respiro e il battito cardiaco, determina le reazioni agli eventi stressanti che possono verificarsi nella vita quotidiana.

Spesso la paura di perdere la memoria o contrarre patologie a carico del sistema nervoso può essere tanta con l’avanzare dell’età. Tante volte sentiamo parlare di demenza senile: di cosa si tratta esattamente e come possiamo prevenirla o ritardarla?

Cos’è la demenza senile e come si può ritardarla

Con “demenza senile” si intende quell’insieme di malattie neurodegenerative a carico dell’encefalo, che colpiscono le persone anziane; tali patologie determinano una progressiva perdita delle capacità cognitive e motorie tali da compromettere la qualità di vita relazionale dell’individuo.
Foto | Unsplash @Dan Gold – Importpharma.it

La demenza senile può essere causata anche da disturbi vascolari con lesioni cerebrali ischemiche, o da altri fattori. I segnali che potrebbero indicare un caso di demenza senile sono: perdita di memoria, alterazione della realtà, l’incapacità di portare a compimento alcuni compiti e la difficoltà nel concentrarsi.

Un’alimentazione sana e bilanciata si sa, fa bene alla nostra salute sotto diversi aspetti e uno studio pubblicato su Neurology (marzo 2019) dimostra come regimi alimentari sani influiscono positivamente sulla funzione cognitiva, prevenendo forme di demenza senile.

In particolare l’attenzione è posta sulla Dieta Mediterranea: il declino cognitivo potrebbe essere rallentato con la giusta dieta, una combinazione della dieta mediterranea con quella ideata per chi soffre di ipertensione.

Un team di ricercatori della Queen’s University di Belfast, in Irlanda del Nord ha condotto uno studio osservazionale, nell’arco di 30 anni, in cui sono stati coinvolti oltre 2.600 individui adulti (uomini e donne), con un’età media di 25 anni, all’inizio dello studio, fino ai 45 anni, al termine dell’indagine.

All’inizio dello studio i partecipanti sono stati interrogati sulle loro abitudini alimentari e, in seguito, 7 e 20 anni dopo. Gli stessi individui poi hanno risposto a test cognitivi altre due volte: a 50 e, poi, ancora a 55 anni d’età.

I partecipanti sono stati catalogati in tre diversi gruppi di aderenza (bassa, media, alta), a seconda di quanto la loro dieta si avvicinasse a 3 differenti regimi alimentari considerati sani.

Per farlo sono stati considerati i protocolli alimentari salutari: MedDiet – la classica dieta mediterranea -, Dieta DASHDietary Approaches to Stop Hypertension – ideata contro l’ipertensione, come parte dello studio denominato CARDIA e la dieta APDQS – dieta con punteggio di qualità alimentare a priori -.

Nella MedDiet prevale il consumo di verdura, frutta, cereali integrali, legumi, noci, grassi insaturi, pesce grasso e olio d’oliva; mentre carne rossa, pollame e latticini ad altro contenuto di grassi sono limitati.

La dieta DASH consiste in frutta, verdura, cereali integrali, legumi, latticini a basso contenuto di grassi e frutta secca, limiti sul consumo di pesce, pollame, carne rossa, grassi totali e saturi, sale e dolci.

La dieta APDQS comprende frutta, verdura, legumi, latticini a basso contenuto di grassi, pesce e alcol moderato; con limiti su latticini ad altro contenuto di grassi, cibi fritti, snack salati, dolci e bibite zuccherate.

Si è evinto dai risultati che si ottiene una migliore salute cognitiva con la Dieta Mediterranea e la dieta APDQS. In particolare, il gruppo con alta aderenza per la MedDiet ha mostrato il 46% in meno di probabilità di avere scarse capacità di pensiero, rispetto ai partecipanti con bassa aderenza alla dieta mediterranea.

D’altro canto gli individui con alta aderenza alla dieta APDQS hanno mostrato il 52% in meno di probabilità di avere scarse capacità di pensiero, rispetto a chi aveva scarsa aderenza alla dieta.

I dati emersi naturalmente tengono conto anche di altri fattori sono in grado di influenzare la funzione cognitiva come: attività fisica, livello di istruzione e fumo.

Per quanto riguarda il consumo moderato di alcol, integrato a una dieta sana, gli esperti dichiarano che sono necessari ulteriori approfondimenti scientifici attraverso nuove ricerche, per identificare le giuste combinazioni di alimenti e sostanze nutritive che favoriscono e sostengono la funzione cognitiva.

In ogni caso sebbene non si conosca ancora il modello dietetico ideale per la salute del cervello, seguire una dieta sana per il cuore può essere un modo efficace per diminuire il rischio di sviluppare problematiche cognitive, legate a pensiero e memoria, come prevenzione all’insorgenza di demenze senili.

Principi generali di alimentazione per prevenire

Per questo motivo per ridurre la possibilità di sviluppare una delle patologie neurodegenerative, occorre seguire una dieta in cui prevale il consumo di: verdura, frutta, cereali integrali, legumi, grassi insaturi, pesce grasso e olio d’oliva; mentre carne rossa, zuccheri e latticini ad alto contenuto di grassi sono limitati.
Foto | Unsplash @micheile henderson – Importpharma.it

Ma quali sono gli alimenti consigliati per prevenire l’invecchiamento del cervello e la demenza senile? Sicuramente introdurre nel proprio regime alimentare una buona quantità di frutta, verdura, legumi e cereali integrali può rallentare il declino delle attività cognitive.

Si dovrebbe consumare almeno 6 porzioni alla settimana di verdura a foglia verde, 1 volta al giorno verdure non amidacee come zucca, carote, finocchi, 3 porzioni al giorno di cereali integrali, 4 volte a settimana i legumi e 2 volte a settimana frutti di bosco.

Questi alimenti contribuiscono a mantenere stabili le cellule del sistema nervoso; sono infatti dei preziosi antiossidanti, i quali contrastano il processo di accumulo di beta amiloide (sostanza tossica) nel cervello.

Assumere giornalmente alimenti ricchi di vitamina E può apportare dei grandi benefici al sistema nervoso. In particolar modo è consigliabile mangiare al giorno una piccola porzione di: noci, nocciole, mandorle, altri semi oleaginosi, e inoltre non devono mai mancare nella dieta 3-5 cucchiai di olio extravergine di oliva.

I benefici della frutta secca dunque arrivano direttamente da uno studio indiano: è stato dimostrato come la vitamina E insieme ai flavonoidi riescano a contrastare le sostanze chimiche e i radicali liberi presenti nel cervello.

Nello specifico in una nota del Daily Express si legge a chiare lettere che le noci così come la frutta secca possono ritardare i sintomi o rallentarne il processo degenerativo della malattia.

Le migliori fonti di vitamina B12 sono di origine animale, in particolar modo la troviamo nel fegato ovino e bovino, ma anche il pesce presenta una buona quantità di questa vitamina, in particolar modo di pesce azzurro – nel tonno e nelle aringhe -.

Per chi invece segue diete vegane o vegetariane, i cereali arricchiti di nutritivi contengono altresì la suddetta vitamina. Anche alcune alghe possono essere consumate come ad esempio la Spirulina, l’alga Nori e la Chlorella in quanto ne è abbastanza ricca.

La vitamina C è una sostanza fondamentale per combattere i radicali liberi. Per evitare che questi riescano a far invecchiare precocemente il cervello e che l’infiammazione nel corpo porti a sviluppare patologie neurodegenerative, non resta che consumare cibi ricchi di vitamine (come la E e la C) e sali minerali come magnesio e selenio.

La maggior parte delle persone al giorno d’oggi assume cibi troppo elaborati e purtroppo le patologie che ne possono derivare possono essere diverse, tra cui la demenza senile.

È altresì importante integrare la vitamina B9 (o acido folico) nella propria dieta, al fine di avere un ruolo protettivo a livello cerebrale.  Secondo uno studio condotto qualche tempo fa da alcuni ricercatori è stato dimostrato come coloro che hanno concentrazioni elevate di acido folico hanno una probabilità inferiore al 50% di essere colpiti dalla demenza senile.

Bisogna inoltre incrementare la disintossicazione organica attraverso alimenti come frutti di bosco, ananas, melone e pesca.

Grazie a questi cibi specifici il rene potrà eliminare il sovraccarico di tossine e i liquidi in eccesso favorendo al contempo stesso una fluidificazione del sangue. Ma oltre all’alimentazione è necessario seguire una buona attività fisica.

Secondo alcune recenti ricerche è stato appurato che consumare grassi saturi e trans aumenta il rischio di sviluppare la demenza senile. È necessario dunque eludere dalla propria dieta dolci, biscotti (limitare il consumo dello zucchero in generale), burro o margarina – meno di 1 cucchiaino al giorno -, formaggio – meno di una volta a settimana -, carne rossa – meno di 3 volte a settimana – e cibo fritto – meno di 1 volta a settimana -.

La demenza non può dunque essere “curata” con la sola attenzione all’alimentazione, ma la ricerca mostra gli effetti positivi in termini di prevenzione di una patologia sempre più diffusa nei grandi anziani.

Secondo alcuni studi incentrati nel rallentare e prevenire la demenza senile, un ruolo di notevole rilevanza è ricoperto soprattutto dall’attività fisica.

Tuttavia è bene sottolineare un piccolo aspetto: l’attività fisica, come anche una alimentazione sana ed equilibrata, non impedisce la demenza senile, ma di sicuro ne ritarda i sintomi.

In caso contrario, un mancato stimolo o un’assenza di qualche attività portano l’individuo a condurre una vita priva di interessi e il deterioramento delle capacità cognitive tenderà ad aumentare anziché rallentare

Giulia De Sanctis

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