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Salute

Endometriosi, cos’è e come riconoscerla

In Italia sono oltre 3 milioni le donne che soffrono di endometriosi, un’infiammazione degli organi genitali e del peritoneo pelvico che provoca forti disagi giornalieri. Capiamo meglio di cosa si tratta e come riconoscere questa anomalia del corpo umano femminile

 

Patologia spesso asintomatica, l’endometriosi è un disturbo che riguarda gran parte della popolazione femminile mondiale, in particolar modo nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni.

Solo in Italia sono oltre tre milioni le donne che quotidianamente si devono confrontare con quella che è a tutti gli effetti un’infiammazione degli organi genitali e che, come conseguenze, provoca una serie di fastidiosi dolori e disturbi che finiscono con l’avere delle ripercussioni dirette sulla qualità di vita.

Approfondiamo di cosa si tratta e come riconoscere i sintomi che possono indicare la presenza dell’endometriosi.

Cos’è l’endometriosi

In ambito medico, l’endometriosi viene definita come un’anomalia delle cellule endometriali, ovvero quelle cellule che normalmente sono presenti nella cavità uterina.

Si tratta, quindi, di un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, la quale è causata da una presenza anomala di cellule endometriali in questi organi.

Immagine | Unsplash @OnlineMarketing – Importpharma.it

Normalmente, tali cellule dovrebbero trovarsi esclusivamente all’interno dell’utero, ma ciò non accade in chi soffre di endometriosi, dove il tessuto endometriale finisce col presentarsi anche in sedi diverse dalla loro naturale postazione fisiologica.

Questa patologia colpisce prevalentemente le donne in età fertile, tanto che è stato stimato che una percentuale compresa tra il 10% e il 20% in questa fascia soffre di tale disturbo.

Più raro riscontrare casi di endometriosi in età pre-puberale e post-menopausale, quasi impossibile.

Come anticipato, solo in Italia sono oltre tre milioni le donne che patiscono questo disagio, il quale nel 30/40% dei casi viene diagnosticato in maniera quasi accidentale durante un normale controllo ginecologico di routine o durante un controllo specialistico effettuato per indagare altre patologie.

Ciò accade in quanto l’endometriosi è una patologia molto spesso asintomatica e che, quindi, inizialmente, può essere difficile da scoprire per chi ne soffre.

Si tratta, inoltre, di una malattia che presenta molti aspetti ancora misconosciuti e che può prevedere una terapia differente da donna a donna.

La complessità di questa patologia e le difficoltà nel diagnosticarla, possono cambiare, infatti, da paziente a paziente e ogni caso richiede un approccio e un trattamento specifico.

L’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), ovvero l’organizzazione che si occupa di indagare il progresso della scienza e della pratica della medicina riproduttiva, ha classificato gravità ed estensione della patologia endometriosica in quattro stadi ben diversi.

Una classificazione alla cui base c’è l’analisi del livello di estensione e gravità dei danni provocati dalla malattia, ovvero i due aspetti che possono condizionare la scelta di quale trattamento attuare per curare la paziente.

Il primo stadio è quello dell’endometriosi minima, dove l’estensione della patologia si caratterizza per la presenza di pochi millimetri di tessuto endometriale all’esterno dell’utero, sulla superficie dei tessuti.

Il secondo stadio è definito come endometriosi lieve, dove le lesioni riscontrate sono più profonde e presenti in maggiori quantità.

Il terzo stadio è quello dell’endometriosi moderata, in cui l’estensione è maggiore e si distingue per la presenza di cisti ovariche mono o bilaterali e di tessuto aderenziale o cicatriziale tra gli organi pelvici.

Quarto stadio è l’endometriosi grave, dove si riscontrano impianti endometriosici parecchio profondi e la presenza di cisti su una o entrambe le ovaie, accompagnate da gravi esiti aderenziali e cicatriziali.

Come riconoscere la sua presenza

Come spiegato nel paragrafo precedente, diagnosticare l’endometriosi non è sempre facile, in quanto spesso tale patologia si presenta come asintomatica.

Ci sono, però, dei casi in cui la malattia porta a sviluppare anche una serie di sintomi precisi e che possono aiutare a riconoscere la sua presenza.

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Essi solitamente sono un forte dolore pelvico, avvertito in particolar modo in fase peri-mestruale, mestruazioni dolorose (condizione chiamata in ambito medico dismenorrea, ndr) e dolore durante i rapporti sessuali (la dispareunia, ndr). Altro sintomo diffuso è provare dolore durante l’atto della defecazione.

Una serie di disturbi che possono portare a sviluppare una sensazione di dolore cronico, stanchezza, depressione, isolamento, difficoltà sociali e incapacità di concepire, oltre che problemi di coppia.

Il dolore può condizionare fortemente la vita di una persona, abbassandone il livello della qualità e rendendo necessario il ricorso a cure specifiche.

Esso è il primo segnale di pericolo a cui prestare grande attenzione in caso di endometriosi, motivo per cui, le donne che avvertono un’intensa sintomatologia dolorosa nei giorni del ciclo mestruale o durante i rapporti sessuali è bene che si rivolgano subito a un medico specialista, sottoponendosi a una visita ginecologica.

Spesso gli antidolorifici e gli antispastici non bastano ad alleviare il dolore, mentre una terapia specifica potrebbe portare sollievo e beneficio.

È giusto ricordare, infatti, che l’endometriosi non è un’infezione, bensì un’infiammazione e che, come tale, deve essere curata. Va detto, anche, che essa non è contagiosa.

Dolore e infiammazione possono essere ridotti attraverso un’alimentazione ricca di cibi disintossicanti e antinfiammatori, come sottolineato anche dalla Fondazione Italiana Endometriosi, la quale ha redatto una serie di linee guida con consigli utili su quali regole seguire nella propria dieta.

Nel caso in cui si soffra di endometriosi, può essere molto utile aumentare l’apporto di alimenti ricchi di fibre, come legumi, frutta fresca, verdura e cereali integrali.

Essi facilitano le funzioni sia digestive che intestinali, abbassando al contempo il livello ematico degli estrogeni e, quindi, aiutando a mantenere in uno stato di riposo gli organi e i tessuti estrogeno-dipendenti (tra questi anche l’endometrio, ndr).

Altri cibi consigliati sono quelli ricchi di acidi grassi Omega-3, presente in buone quantità nel pesce, nella frutta secca e nell’olio di oliva.

Aumentando la produzione di prostaglandina PGE1, gli Omega-3 contribuiscono a ridurre nello specifico i processi infiammatori.

A livello di trattamenti, le strade sono due.

Nel caso in cui la malattia sia ai primi stadi e non si stia cercando di avere dei figli, la paziente può essere mantenuta in uno stato di attesa, cercando di limitare i sintomi più dolorosi.

Discorso diverso per quelle donne che, invece, sono costrette a confrontarsi con una malattia in fase avanzata.

In questo caso, i medici prediligono intervenire con terapie farmacologiche differenti, in base allo stadio in cui si trova la patologia nel momento in cui si decide di trattarla.

Ultima opzione disponibile è quella che prevede il sottoporsi a un intervento chirurgico, il quale è però consigliato solamente nei casi più gravi e in cui non ci sono alternative.

Nello specifico, in questo caso la donna affetta da endometriosi dovrà sottoporsi a una laparoscopia, eseguita da chirurghi esperti.

Questo intervento comporta, infatti, dei rischi seri per la propria salute e, per questo, è fondamentale prestare sempre la massima attenzione.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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