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Salute

I farmaci per il “naso chiuso” non funzionano: lo dice l’FDA

Sull’efficacia del principio attivo dietro a questi farmaci si parla da decenni, ma solo la scorsa settimana è arrivata la conferma dall’FDA. Lo scenario negli Stati Uniti e in Europa

Dopo anni di ricerche e test clinici, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha recentemente dichiarato inefficaci i farmaci orali contenenti fenilefrina, comunemente utilizzati per alleviare la congestione nasale causata da raffreddore e influenza. Questi farmaci, molto diffusi negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, hanno generato vendite annuali di circa 1,7 miliardi di dollari, ma si ritiene che questa cifra sottostimi l’effettivo giro d’affari generato da tali medicinali.

In Italia, si stima che nel 2022 siano state vendute tra 3,5 e 4 milioni di confezioni di farmaci orali con fenilefrina come decongestionanti. Questi volumi di vendita rappresentano un’utilizzazione significativa di un principio attivo oggetto di dubbi da tempo, soprattutto per quanto riguarda l’assunzione orale. La fenilefrina era stata approvata dalla FDA negli anni ’70, ma l’uso diffuso nei farmaci contro il naso chiuso è iniziato dopo il 2000, a seguito delle restrizioni sull’uso della pseudoefedrina, un’altra molecola nota per la sua efficacia nel ridurre la congestione nasale.

Dalla pseudoefedrina alla fenilefrina

La decisione di limitare l’uso della pseudoefedrina era stata presa per contrastare la produzione illegale di metanfetamine attraverso lo sfruttamento della pseudoefedrina. Di fronte a queste limitazioni che avrebbero reso più difficile la vendita dei loro prodotti, diverse aziende farmaceutiche hanno optato per la fenilefrina, nonostante i dubbi esistenti sull’efficacia di questa molecola nei prodotti orali. I dubbi riguardavano già da tempo l’efficacia della fenilefrina nei prodotti orali, sebbene fosse ancora oggetto di dibattito per gli spray nasali.

Gli studi

Le farmacie hanno iniziato a consigliare i decongestionanti contenenti fenilefrina ai loro clienti, ma alcuni pazienti hanno segnalato che non ne traggono beneficio. Tra questi c’era Randy Hatton, oggi professore di farmacia all’Università della Florida, che ha richiesto la documentazione utilizzata dalla FDA per l’approvazione dell’uso orale della fenilefrina negli anni ’70. Dall’analisi di questo materiale, è emerso che la FDA si basava su 14 studi, di cui cinque con esiti positivi provenienti dallo stesso centro di ricerca, risultati che sembravano migliori rispetto agli altri studi. Tuttavia, escludendo questi cinque studi, la fenilefrina per uso orale sembrava non essere particolarmente efficace come decongestionante nei dosaggi studiati.

Gli studi erano datati e trarre conclusioni definitive era difficile. Nel 2007 Hatton e alcuni colleghi hanno presentato una petizione alla FDA, chiedendo una revisione del dosaggio di fenilefrina per ottenere qualche effetto. La richiesta non era di interrompere l’uso della molecola, ma di esaminare più approfonditamente le analisi condotte negli anni ’70 che avevano sollevato alcune perplessità.

Nuove analisi

In seguito a questa petizione, la FDA ha costituito un nuovo gruppo di lavoro per fare il punto sulla situazione. Sono stati presentati dati da un’azienda farmaceutica, successivamente acquisita da Merck, che intendeva utilizzare la fenilefrina in un proprio prodotto contro le allergie. Tuttavia, i risultati erano deludenti: la fenilefrina, dopo l’assunzione, veniva prevalentemente disgregata nel tratto digestivo, con una percentuale molto bassa (circa l’1%) del principio attivo che arrivava in circolazione nel sangue. La quantità di fenilefrina che raggiungeva le mucose nasali era così trascurabile che non poteva ridurre la congestione. Inoltre, erano stati segnalati studi in cui la fenilefrina non era migliore di un placebo nel trattamento della congestione nasale dovuta alle allergie da pollini.

Nonostante questi nuovi elementi, i lavori della commissione consultiva si sono conclusi senza decisioni definitive sulla fenilefrina per uso orale. I farmaci contenenti questo principio attivo potevano continuare a essere venduti, ma si richiedevano nuovi studi per valutare se dosi più elevate potessero produrre qualche risultato, come già richiesto nella petizione di Hatton e colleghi.

Gli sviluppi recenti

Gli scienziati di Merck erano particolarmente interessati a proseguire la ricerca per sviluppare un prodotto efficace per trattare le allergie. Hanno condotto due test clinici, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2015 e nel 2016, dai quali è emerso che anche aumentando notevolmente i dosaggi, fino a quattro volte, non si ottenevano effetti significativi nel ridurre la congestione nasale.

Immagine | unsplash @simonkadula – importpharma.it

In seguito alla pubblicazione di questi studi, Hatton e colleghi hanno presentato una nuova petizione alla FDA, che ha infine portato alle conclusioni della scorsa settimana di un nuovo gruppo di lavoro dell’agenzia. Tutti i sedici membri di questo gruppo hanno votato a favore del parere non vincolante sull’inutilità della fenilefrina. Sulla base di questa indicazione, la FDA deciderà nei prossimi mesi le azioni da intraprendere. Gli esperti ritengono improbabile che non siano prese decisioni più incisive rispetto al passato su questa questione.

Cosa succederà in Europa

Le decisioni della FDA potrebbero influenzare anche l’Unione Europea, dove la responsabilità sui farmaci è dell’Agenzia europea per i medicinali e delle agenzie nazionali, come l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) in Italia. Nell’Unione Europea, sono disponibili vari prodotti decongestionanti che contengono non solo fenilefrina, ma anche altri principi attivi come paracetamolo o antinfiammatori non steroidei. In alcuni casi, queste molecole hanno un effetto decongestionante leggero, legato alla loro capacità di ridurre l’infiammazione, ma questo effetto non è associato alla fenilefrina.

A differenza degli Stati Uniti, nell’Unione Europea è più facile reperire farmaci che contengono pseudoefedrina, nota da tempo per la sua capacità decongestionante. La pseudoefedrina è presente in numerosi prodotti da banco come Actigrip e Aspirina Influenza e Naso Chiuso in Italia, con chiare indicazioni sugli effetti indesiderati potenziali legati a questa molecola. In Italia, questo tipo di farmaci ha registrato più del doppio delle vendite rispetto a quelli con fenilefrina.

Il prossimo futuro

In futuro, anche l’uso della pseudoefedrina potrebbe essere limitato nell’Unione Europea, simile a quanto avviene negli Stati Uniti, ma per motivi diversi. Nel febbraio di quest’anno, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato una revisione a seguito di alcuni casi in cui l’assunzione di farmaci contenenti pseudoefedrina è stata associata a patologie dei vasi sanguigni cerebrali. La valutazione è ancora in corso e richiederà tempo per analizzare tutti i dati disponibili, le segnalazioni dalla farmacovigilanza e le conoscenze acquisite sulla pseudoefedrina. Al termine di questo processo, se necessario, la Commissione Europea adotterà nuove regole vincolanti per tutti gli Stati membri, anche se non è detto che questa procedura porti a nuove restrizioni per tutti i principi attivi considerati.

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Alessia Manoli

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