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Salute

Ludopatia, come riconoscerla e come curarla

Moltissime persone, purtroppo, soffrono di ludopatia, una condizione che sta colpendo sempre più giovani. Vediamo cos’è e come curarla

La ludopatia, classificata come una dipendenza comportamentale, è principalmente associata alla dipendenza dal gioco d’azzardo. Tuttavia, questa patologia abbraccia anche la dipendenza da giochi elettronici, acquisti online, social network e contenuti pornografici reperibili su Internet. Il Prof. Stefano Pallanti, psichiatra e direttore del Centro di Neuroscienze per la Salute presso la Zucchi Wellness Clinic di Monza e dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze, fornisce una chiara esposizione sulle cause, i sintomi e le modalità di affrontare e trattare la ludopatia.

Ludopatia, tutto quello che bisogna sapere a riguardo

Il giocatore patologico, secondo lo psichiatra Pallanti è “una persona che non è capace di gestire e controllare l’impulso che porta al comportamento dal quale inizialmente ricava una eccitazione. Solitamente sono maschi, i quali, pur avendo la consapevolezza degli effetti negativi, tendono a ripetere il comportamento, finché non diventa compulsivamente obbligatorio. Si inizia con il nasconderlo agli altri, fino a negarlo a se stesso. Ma, l’aspetto che in maniera rilevante apporta conseguenze sulla vita del giocatore è quello legato al decision-making economico, cioè l’incapacità di prevedere il vero danno economico di tali comportamenti e l’inopportuna gestione delle perdite. Questo porta la persona affetta a incrementare ancor di più la quantità di tempo trascorso a giocare con il fine di recuperare i soldi persi”.

Immagine | Pixabay @SolStock – Importpharma.it

L’esperienza di gioco compulsivo può portare a:

– bramosia;

– incapacità di considerare le conseguenze;

– difficoltà di inibizione e controllo;

– instabilità a livello emozionale.

I principali fattori di rischio comprendono:

– Stile di vita;

– Residenza in quartieri svantaggiati;

– Bassa istruzione;

– Disoccupazione;

– Esperienze traumatiche come lutti o violenze.

È stato dimostrato che la vicinanza a sale da gioco è collegata alla frequenza di gioco patologico. Inoltre, coloro che si dedicano al gioco d’azzardo in modo compulsivo spesso presentano problematiche quali abuso di sostanze, disturbi della personalità, depressione o ansia.

Secondo l’esperto, il gioco d’azzardo compulsivo può anche essere associato a disturbi come il disturbo bipolare, il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) o il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), nonché a disturbi del comportamento alimentare.

Ma quali sono le possibili conseguenze? La ludopatia influisce direttamente sulla salute, manifestando effetti rilevanti dal punto di vista medico. Il giocatore tende a trascurarsi, aumentando le probabilità di:

– Cadere in depressione a causa di una bassa autostima;

– Sviluppare disturbi legati allo stress;

– Manifestare sintomi di ansia;

– Affrontare problemi di disturbi del sonno;

– Sviluppare un rischio di abuso di sostanze.

Spesso si riscontrano anche comportamenti violenti, indirizzati a chi cerca di contrastare queste dannose abitudini, e vi sono casi di violenza autoinflitta, con il rischio di culminare in atti di autolesionismo o addirittura suicidio.

Nel DSM-5, il GAP (Gioco d’Azzardo Patologico) è descritto come un “comportamento problematico persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo che provoca disagio o compromissione clinicamente significativa del funzionamento individuale“. La diagnosi di ludopatia richiede la rilevazione di quattro (o più) delle seguenti condizioni entro un periodo di 12 mesi:

  1. Bisogno di scommettere somme crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata.
  2. Irritabilità o agitazione se il gioco viene ridotto o interrotto.
  3. Sforzi ripetuti, ma infruttuosi, per controllare, ridurre o smettere di giocare.
  4. Presenza di pensieri persistenti legati al gioco, come la riflessione su esperienze passate, l’analisi degli ostacoli e la pianificazione delle prossime giocate, la considerazione dei modi per ottenere denaro per giocare, ecc.
  5. Gioco quando si sperimentano sentimenti di disagio come indifesa, colpa, ansia o depressione.
  6. Dopo aver perso denaro, anche in somme considerevoli, il soggetto spesso ritorna a giocare per cercare di recuperare le perdite.
  7. Ricorso a menzogne per nascondere l’estensione dell’coinvolgimento nel gioco.
  8. Compromissione delle relazioni significative, problemi lavorativi o accademici causati dal gioco.
  9. Richiesta di denaro ad altri per affrontare situazioni finanziarie problematiche dovute al gioco.

La diffusione del GAP (Gioco d’Azzardo Patologico) nella popolazione varia dallo 0,4% al 3,4% negli adulti, mentre raggiunge tassi di prevalenza più elevati, compresi tra il 2,8% e l’8%, tra gli adolescenti e gli studenti universitari. L’inizio tipico della ludopatia si manifesta nella prima adolescenza per i maschi e più tardi per le femmine.

Il decorso della patologia è generalmente insidioso. Dopo anni di gioco d’azzardo socialmente accettato, si può verificare un esordio brusco, spesso scatenato da un aumento dell’esposizione al gioco o da fattori stressanti.

Il tipo di gioco può essere regolare o episodico, e il disturbo segue tipicamente un corso cronico. L’impulso e l’attività di gioco d’azzardo tendono a intensificarsi durante periodi di stress o depressione.

Tra i disturbi mentali e la ludopatia possono manifestarsi diverse forme di associazione. Mueser ha delineato quattro modelli di relazione tra la sfera psicopatologica della dipendenza comportamentale e quella di altri disturbi mentali:

  1. Presenza di un disturbo psichiatrico primario rispetto al gioco patologico (il disturbo mentale causa il gioco).
  2. Gioco patologico primario rispetto al disturbo psichiatrico (il gioco determina la comparsa di una malattia psichiatrica).
  3. Gioco patologico e disturbo psichiatrico sono dovuti a un fattore comune terzo (ad esempio una comune predisposizione genetica).
  4. Disturbo da gioco patologico e disturbo psichiatrico sono coesistenti perché si influenzano reciprocamente (modello bidirezionale).

Queste possibilità escludono l’idea che la ludopatia derivi automaticamente da una condizione psicopatologica precedente o ne determini l’insorgenza.

Il gioco patologico può:

– Indurre ex-novo un disturbo psichiatrico.

– Scatenare la manifestazione di un disturbo psichiatrico rimasto latente.

– Causare la recidiva di un disturbo psichiatrico preesistente (e viceversa).

Pertanto, una valutazione diagnostica iniziale e la sua rivalutazione durante l’intervento sono cruciali. Le manifestazioni possono essere molteplici, richiedendo interventi diversificati e specifici.

In che modo si può affrontare e trattare la ludopatia?

Il trattamento della ludopatia richiede un approccio integrato che coinvolga attivamente la rete sociale e i familiari del paziente, ma la chiave per il successo rimane la volontà di cambiare del paziente, senza la quale le cure risultano inefficaci.

Una valutazione completa del paziente, inclusi gli aspetti neuroevolutivi legati a eventuali disturbi dell’attenzione, è fondamentale. Successivamente, è essenziale esaminare in che modo le diverse dimensioni dell’esperienza di gioco, come la bramosia, la mancanza di considerazione delle conseguenze, la difficoltà di inibizione e controllo e l’instabilità emotiva, contribuiscano alla patologia.

In base a queste valutazioni, si può determinare su quale aspetto focalizzare il trattamento, che sia sulla sfera della gratificazione, del controllo inibitorio o altro. Di conseguenza, si può decidere se integrare trattamenti farmacologici o meno, come indicato dal Prof. Pallanti.

Il Centro di Neuroscienze per la Salute presenta un approccio terapeutico integrato, con la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) al centro del trattamento. Il percorso inizia con un programma che coinvolge attivamente i familiari del paziente e affronta eventuali problematiche legate all’alimentazione, incluse quelle di natura metabolica e infiammatoria.

Successivamente, si avvia il ciclo di sedute con la TMS, mirato a ridurre la bramosia del gioco, potenziare il controllo e migliorare le competenze di calcolo economico e razionalizzazione. L’obiettivo finale è resistere all’impulso del gioco e ristabilire la relazione positiva con sé stessi e gli altri, come sottolineato dall’esperto.

Federico Liberi

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