Anche negli animali e nel corpo umano si possono trovare tracce di microplastiche. Quanto sono pericolose per la nostra salute? La cura e l’attenzione per il proprio benessere fisico passa anche da qui
L’organismo umano è la casa delle microplastiche!
Una frase che può sembrare provocatoria, ma che può aiutarci a sollevare il velo sotto al quale spesso si nasconde una tematica poco dibattuta, ma estremamente importante.
Diversi studi hanno dimostrato come piccole particelle plastiche siano presenti nei corpi di diversi animali e come da lì possano poi passare nell’organismo umano, contaminato anche da altri agenti esterni come creme, gel e spray cosmetici.
Le microplastiche nell’uomo
I rifiuti plastici sono pressoché onnipresenti e possono avere effetti dannosi per l’uomo sia a livello fisiologico che tossicologico.
È quanto emerso da diversi studi condotti su alcuni animali, i quali hanno dimostrato come le microplastiche riescano a penetrare negli organismi viventi attraverso diverse vie e come poi lì si ristagnino, creando potenziali danni alla salute.
È ormai un aspetto riconosciuto come la plastica presente in grandissima quantità nei mari e negli oceani di tutto il Mondo finisca per essere ingerita in parte dai pesci che popolano queste distese d’acqua, dando così inizio a un percorso che la porta fin dentro l’organismo umano.
Nel corso degli anni moltissimi sono i pesci e i crostacei al cui interno è stata riscontrata la presenza di microplastiche ed è facile intuire come queste sostanze possano poi riversarsi anche nel corpo umano, nel momento in cui quest’ultimo è portato a consumare dei prodotti ittici contaminati dalle microplastiche stesse (per esempio, quando si mangia un crostaceo spesso si mangia l’intero corpo, stomaco e microplastiche compresi, ndr).
Una dimostrazione effettiva in questo senso è stata offerta da uno studio condotto in Belgio nel 2017, il quale ha preso in analisi diversi soggetti soliti a mangiare grandi quantità di cozze, alimento presente in diversi piatti tipici belgi.
I risultati ottenuti dallo studio hanno mostrato come gli appassionati di frutti di mare in Belgio possano arrivare a ingerire fino a 11.000 particelle di plastica ogni anno, soltanto mangiando delle cozze.
La plastica, con il passare del tempo, riesce infatti a disgregarsi in particelle sempre più piccole fino a raggiungere le dimensioni di un granello di sabbia o di un capello umano.
Dimensioni piccolissime che la portano a essere ingerita più facilmente (e spesso inavvertitamente) dagli animali, oltre che a essere trasportate nell’aria.
L’aria stessa che respiriamo è, infatti, ricca di microplastiche, le quali provengono praticamente da ogni dove.
Vestiti, tappetti, scaffali, pavimenti. Le microplastiche sono ovunque, motivo per cui è molto facile per l’uomo inalarle giornalmente in maniera inconsapevole.
Esse sono presenti anche in parecchi gel cosmetici esfolianti che vengono utilizzati quotidianamente e attraverso i quali penetrano poi nell’organismo umano o si riversano nell’ambiente circostante.
Un gruppo di scienziati del Regno Unito e dei Paesi Bassi ha, infatti, confermato di aver ritrovato particelle di microplastica in molti esseri umani ancora vivi.
Queste minuscole plastiche sono state ritrovate all’interno del sangue e in profondità dei polmoni, dimostrando come l’inalazione delle polveri plastiche che si trovano nell’aria possa portare a un accumulo delle stesse nel nostro organismo.
Queste particelle sono così piccole che riescono a entrare addirittura nelle cellule.
Uno scenario sicuramente molto preoccupante e al quale l’intera popolazione mondiale dovrebbe iniziare a porre seria attenzione.
Come anticipato in precedenza, tutta la Terra è, infatti, ormai piena di plastica e ciò significa che quello delle microplastiche è un problema globale.
I danni per l’uomo
Se ormai è molto facile dimostrare come all’interno dell’organismo umano siano presenti notevoli quantità di microplastiche, decisamente più difficile resta lo stabilire la reale pericolosità che questo accumulo di sostanze può avere a livello della salute delle persone.
Il primo a coniare il termine microplastica fu lo scienziato marino dell’Università di Plymouth Richard Thompson, il quale nel 2004 trovò diversi cumuli di residui di plastica piccolissimi su una spiaggia dell’Inghilterra.
Decise allora di classificare come microplastiche tutte quelle particelle il cui diametro fosse inferiore ai cinque millimetri e questo metro di misura è stato poi sempre mantenuto.
In questo primo quarto di secolo di microplastiche ne sono state ritrovate praticamente in ogni alimento, in ogni bevanda, in ogni elemento naturale.
Per via della loro leggerezza e della loro volatilità, riescono a spostarsi per il Mondo molto rapidamente, precipitando poi a terra insieme alla pioggia o spinte dal vento.
Nel 2022 alcuni scienziati giapponesi dell’Università di Kyushu hanno rilevato come negli strati più superficiali degli oceani fossero presenti 24.400 miliardi di frammenti di microplastiche. Un’enormità!
Complicato resta, però, capire quanto queste particelle possano essere pericolose per gli esseri umani.
Va detto che sia la plastica che gli additivi che la compongono possono essere tossici per l’uomo.
Ad avvalorare questa tesi è uno studio riportato da Scott Coffin, ricercatore presso il California State Water Resource Control Board, e grazie al quale sono state identificate 10.000 sostante chimiche utilizzate nella plastica, 2.400 delle quali classificate come potenzialmente pericolose per gli esseri umani.
A essere dannosi sono anche i vari additivi presenti nella plastica, i quali possono facilmente riversarsi in acqua in larghe quantità. Lo studio sopra citato ne ha rilevati circa 8.681 per un singolo prodotto plastico.
Difficile capire quali combinazioni possano risultare dannose per l’uomo.
Ciò che sappiamo è che in alcuni test di laboratorio le microplastiche si sono rivelate causa scatenante di diversi danni alle cellule umane. Dalle semplici reazioni allergiche alla morte cellulare.
Ogni studio compiuto fino ad ora ha riguardato, però, sempre un campione ristretto di persone e mai una vasta scala di soggetti.
Per questo, è complicato stabile quali impatto reale le microplastiche possano avere sulla salute della popolazione mondiale.
Certo è che diversi studi hanno rilevato la presenza di microplastiche nelle feci di parecchie persone e altri addirittura nella placenta delle donne in stato di gravidanza.
Da capire è ancora se tali particelle siano in grado di raggiungere anche il cervello umano, protetto da una membrana forse per loro insuperabile.
In fase di studio approfondito da parte degli scienziati sono le ripercussioni che le microplastiche possono avere a livello di malattie respiratorie o nello scatenare anche lo sviluppo di una forma tumorale.
Tutti aspetti che necessitano di analisi approfondite e ancora in corso d’opera da parte della comunità scientifica, sebbene sia facile intuire come la presenza di microplastiche nel corpo umano non possa che portare conseguenze negative.