Se con l’arrivo dell’inverno al mattino fai fatica ad alzarti, sappi che non è pigrizia, c’è un motivo scientifico. Ecco quale
L’essere umano non va in letargo, ma questo non significa che l’inverno non abbia delle conseguenze anche sul nostro tenore di vita e il nostro bisogno di riposo durante la stagione fredda.
Mentre in estate quasi fatichiamo ad addormentarci, in inverno quando suona la sveglia vorremmo solo poter rimanere più a lungo sotto il nostro caldo e avvolgente piumone. Ma si tratta di pigrizia o c’è un motivo scientifico che spiega il nostro maggiore bisogno di sonno durante il periodo invernale?
Secondo una ricerca condotta dall’ American Academy of Sleep Medicine, la stagione fredda ha un impatto sulla qualità del nostro riposo. Questo impatto è riconducibile a 5 cause:
Questi sono i fattori principali per cui in inverno tendiamo ad avere più sonno, ma una recente ricerca scientifica pubblicata su Frontiers in Neuroscience, ha spiegato più nel dettaglio perché in inverno dormiamo più profondamente.
Secondo lo studio appena citato, gli esseri umani presentano un sonno REM più intenso e lungo durante l’inverno , ma scopriamo come si è svolta questa ricerca e perché i risultati sono sorprendenti.
I ricercatori della Charitè Medical University di Berlino si sono posti una domanda precisa: “E se fosse il cambiamento della durata del giorno ad influire sulla durata del sonno nell’essere umano?”
Così hanno reclutato 292 persone con disturbi del sonno. I partecipanti dovevano semplicemente dormire in laboratorio mentre i ricercatori tenevano monitorato il loro sonno in termini di: qualità, tipo e durata del riposo.
Hanno raccolto in totale 188 tracciati durante diversi mesi dell’anno, per poter verificare se, effettivamente, sussisteva un cambiamento della durata del sonno con l’alternarsi delle stagioni.
Gli scienziati hanno scoperto che in inverno il tempo dedicato al sonno dura in media un’ora in più rispetto all’estate e nello specifico, che il sonno REM, ovvero la fase del sonno accompagnata da un movimento oculare rapido in cui tendenzialmente sogniamo, presentava una durata di 30 minuti in più nei mesi invernali rispetto alle altre stagioni.
Dieter Kunz, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, ha tratto le conclusioni dell’indagine in questo modo:
“In inverno, la fisiologia umana è sottoregolata, con una sensazione di “batteria scarica”. In generale le società hanno bisogno di regolare le abitudini del sonno alla stagione, oppure di modificare le routine scolastiche o lavorative a seconda delle esigenze di sonno”
Secondo Kunz la società dovrebbe adeguare gli orari di scuole e lavoro per consentire alle persone di riposare di più nella stagione invernale, o quantomeno dovremmo tutti andare a letto un’ora prima per contrastare la sensazione di “batteria scarica”.
I risultati di questa ricerca sono estendibili anche a chi non soffre di disturbi del sonno, anzi, probabilmente in soggetti che presentano un ritmo e una qualità del sonno nella norma, l’aumento del tempo dedicato al riposo potrebbe essere addirittura superiore a quello mostrato dai soggetti presi in esame.
L’uomo è sensibile alla variazione di luce. Gli stimoli luminosi vengono interpretati dal nostro corpo in modo autonomo e influenzano il nostro ritmo circadiano, ovvero ci fanno percepire, senza bisogno di orologi, il passare del tempo durante la giornata: il colore dell’alba, l’abbassarsi del sole, il cielo che si tinge di arancione e l’arrivo della notte, sono tutti segnali luminosi che inducono il nostro corpo a prendere le misure e capire in che momento della giornata ci troviamo, e quindi anche se si avvicina il momento di andare a dormire.
Le giornate invernali sono più corte e buie, perciò ci sentiamo più stanchi e il nostro corpo si prepara con maggiore anticipo al momento di dormire.
Questo, ovviamente, dipende dalla posizione in cui ci troviamo rispetto all’equatore, perciò è molto probabile che il ritmo sonno-veglia cambi drasticamente in chi si trova a vivere giornate invernali più lunghe e luminose in altri posti del mondo, a distanze differenti dall’equatore rispetto a quella dei luoghi presi in esame.
Bisogna tenere in considerazione che vivendo in città, siamo tutti soggetti ad inquinamento luminoso. Perciò, questo elemento potrebbe alterare il nostro ritmo del sonno: siamo costantemente presi d’assalto dalla luce, anche di notte.
Ma anche il calore, a sua volta, può condizionarci. Infatti, il caldo provoca una scarsa qualità del sonno (ecco perché in estate dormiamo poco), mentre il freddo ci aiuta a dormire meglio.
In conclusione, non siamo fatti per andare in letargo d’inverno ma sicuramente non è una stagione semplice da affrontare per il nostro corpo, e il riposo gioca un ruolo essenziale per poterci sentire attivi ed energici anche nei mesi più freddi.
Personalmente, trovo che l’aspetto più interessante delle recenti scoperte sul sonno, sia la sua dipendenza dall’area geografica in cui ci troviamo, ovvero il fatto che mentre noi affrontiamo le nostre buie e fredde giornate tra uno sbadiglio e l’altro, dall’altra parte del mondo c’è chi è energico e pimpante grazie alle giornate lunghe, luminose e dal clima mite che gli regala la città in cui vive.
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