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Salute

Prevenire l’Alzheimer con le App “salva memoria”, come funziona la piattaforma

Nasce la piattaforma che aiuta a tenere allenato il cervello in modo tale da aiutare a prevenire l’Alzheimer. Vediamo nel dettaglio come funziona

Una piattaforma digitale per promuovere l’attività cerebrale come strumento preventivo contro la demenza. Battezzata e-MemoryCare, emerge dal progetto “salva-memoria“, promosso da Senior Italia FederAnziani, Asi – Associazioni sportive sociali italiane e Vitattiva. Attualmente in fase sperimentale, coinvolgerà inizialmente 10mila partecipanti e sarà offerto gratuitamente.

e-MemoryCare, l’app che potrebbe dare un grosso contributo alla prevenzione dell’Alzheimer

In Italia, la demenza colpisce 1,5 milioni di individui, di cui 600mila sono affetti da Alzheimer. Nonostante queste cifre, Senior Italia FederAnziani ha condotto un’indagine per valutare la preoccupazione degli italiani nei confronti della demenza, sia per sé stessi che per i propri cari.

Dall’indagine è emerso che la preoccupazione per l’Alzheimer è diffusa, coinvolgendo oltre la metà degli italiani. Nello specifico, il 53% degli italiani dichiara di temere molto che una forma di demenza colpisca un caro parente o un amico. Ottanta persone su cento sono disposte a sottoporsi a esami preventivi, mentre il 65% sarebbe aperto all’aiuto esterno per assistere i propri cari. Tuttavia, oltre il 57% non è a conoscenza di trattamenti innovativi oltre all’utilizzo di farmaci per affrontare la patologia.

In risposta a questa richiesta di prevenzione e alla diffusa paura, è stata sviluppata la piattaforma e-MemoryCare come parte del progetto “salva-memoria”, recentemente avviato a Roma e Milano.

Immagine | Pixabay @ipopba – Importpharma.it

Ma come funziona questa piattaforma? La piattaforma e-MemoryCare utilizza le più recenti tecnologie informatiche e web per affrontare le demenze, offrendo apposite app con esercizi mirati per stimolare il cervello delle persone a rischio.

Questi interventi mirano a influire su diverse aree, tra cui memoria, conoscenza, interazione sociale, comportamento e relazioni, con l’obiettivo di rallentare il declino cognitivo che caratterizza le diverse forme di demenza. Attualmente, il progetto sarà attivo a Milano presso le strutture sanitarie del Centro Medico Sant’Agostino e a Roma e provincia presso i 23 Centri Diagnostici del gruppo Artemisia Lab. Complessivamente, coinvolgerà 10.000 pazienti, suddivisi equamente tra le due principali città italiane, che avranno accesso gratuito al nuovo trattamento.

In una fase successiva, l’iniziativa sarà estesa ad altre città, con l’obiettivo di coinvolgere un numero sempre maggiore di persone interessate.

Ma che cos’è il morbo di Alzheimer? La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta la forma più diffusa di demenza, una condizione neurodegenerativa che progressivamente danneggia le cellule nervose, soprattutto nelle regioni cerebrali responsabili del processo di apprendimento e memoria.

Il primo sintomo evidente nei pazienti affetti da questa malattia è spesso la perdita di memoria a breve termine. Nel corso del tempo, la progressione della malattia può variare notevolmente, portando gradualmente alla perdita della capacità di svolgere attività quotidiane anche molto semplici e alla progressiva dipendenza, fino a quando il paziente non riesce più a riconoscere i propri familiari.

Un’osservazione nel cervello di una persona affetta da Alzheimer mostrerebbe neuroni compromessi circondati da aggregati di una proteina nociva chiamata beta-amiloide, circondati da cellule infiammatorie diventate anch’esse dannose. Il cervello subisce danni a vari livelli, compresi i vasi sanguigni, e sperimenta uno stato di infiammazione persistente. Questo comporta una riduzione dell’attività cerebrale, poiché i neuroni non sono in grado di comunicare in modo efficace e di trasmettere le informazioni necessarie per la memorizzazione, fino a portare alla progressiva perdita di ricordi, compresi quelli più lontani, a causa della degenerazione neuronale.

Come stimato dalla Società Internazionale dell’Alzheimer Disease, questa malattia colpisce ad oggi circa 55 milioni di persone nel mondo, un numero destinato a crescere ulteriormente in misura significativa.

Ma quali sono le principali cause dell’Alzheimer? La malattia di Alzheimer si suddivide in due principali forme:

  1. Forma familiare: Questa forma è associata a mutazioni genetiche specifiche ed è responsabile di circa il 10% dei casi di Alzheimer. Generalmente, si manifesta prima dei 60-65 anni di età.
  2. Forma sporadica: Questa forma rappresenta la maggioranza dei casi, circa il 90%, e non è associata a mutazioni genetiche riconosciute. È più comune dopo i 65 anni di età, ma può manifestarsi anche in età più giovane. Nonostante non sia geneticamente determinata, è stata osservata una predisposizione familiare.

Il processo neurodegenerativo alla base della malattia di Alzheimer è complesso. Uno dei principali fenomeni patologici precoci è la formazione di aggregati di proteina β-amiloide (Aβ) nel cervello, che variano in dimensioni e complessità strutturale, da piccoli aggregati chiamati oligomeri alle tipiche “placche senili” diffuse nella malattia di Alzheimer. Studi hanno evidenziato che i piccoli aggregati (oligomeri) possono causare disfunzioni neuronali responsabili dei disturbi cognitivi caratteristici della malattia.

Oltre agli aggregati di Aβ, la malattia di Alzheimer presenta un’altra lesione comune, ovvero la formazione di “grovigli neurofibrillari” all’interno dei neuroni, costituiti da aggregati di una proteina chiamata Tau. Oltre ai neuroni, le cellule gliali del cervello vengono coinvolte nel processo. Queste cellule, attivate dagli aggregati di β-amiloide e da altri fattori, rilasciano sostanze tossiche che innescano un processo infiammatorio cronico nel cervello, contribuendo alla morte dei neuroni. Si tratta di un ciclo vizioso difficile da interrompere.

Le fasi della malattia di Alzheimer possono essere suddivise principalmente in tre:

  1. Fase Lieve: In questa fase iniziale, i sintomi possono includere disattenzione, perdita di memoria per eventi recenti e difficoltà linguistiche. Tuttavia, riconoscere la malattia in questa fase può essere difficile poiché i sintomi possono essere attribuiti ad altre cause o considerati semplici segni di invecchiamento.
  2. Fase Moderata: Con il progredire della malattia, i sintomi diventano più evidenti e gravi. Le persone affette possono sperimentare una perdita significativa di memoria a breve e lungo termine, confusione, difficoltà a svolgere attività quotidiane come vestirsi e preparare i pasti, oltre a cambiamenti comportamentali e dell’umore.
  3. Fase Grave: Nelle fasi avanzate della malattia, l’individuo perde la capacità di comunicare in modo significativo, riconoscere familiari, e svolgere qualsiasi attività quotidiana senza assistenza. È una fase estremamente debilitante che richiede cure a tempo pieno.

La diagnosi della malattia di Alzheimer è un processo complicato. Sebbene siano state sviluppate indagini neuropsicologiche e strumentazioni avanzate per riconoscerla rispetto ad altre forme di demenza, la diagnosi definitiva può essere confermata solo mediante l’esame post-mortem del cervello, quando è possibile osservare le placche senili e i grovigli neurofibrillari.

La difficoltà nella diagnosi precoce è dovuta al fatto che i danni ai neuroni iniziano molto tempo prima che i sintomi evidenti si manifestino. Questo rende difficile arrestare il processo patologico e ripristinare le funzioni cerebrali, ed è uno dei motivi per cui molte terapie mirate all’Aβ e ad altri meccanismi d’azione hanno incontrato difficoltà nel trattamento della malattia.

Federico Liberi

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