Esistono suoni monotoni, come quello del phon o dell’acqua che scorre, capaci di favorire il sonno dei più piccoli: ecco la spiegazione
Uno dei tasti dolenti che riguarda i neonati è quello del sonno. Molti genitori, nei primi mesi di vita dei loro figli, devono affrontare notti insonni, durante le quali nulla sembra calmare i piccoli, che riescono a dormire solo stremati dal pianto. In tal senso, un aiuto fondamentale arriva dai cosiddetti rumori bianchi, soprattutto nelle prime settimane di vita di un bambino.
Si tratta di suoni e rumori monotoni, caratterizzati da una frequenza uniforme e ripetitiva, che permettono quasi di isolare i neonati dal resto del mondo, favorendone il sonno. La validità dei rumori bianchi viene confermata non solo dalla pratica genitoriale, ma soprattutto dalla scienza.
Infatti, secondo diverse ricerche in campo infantile, tali suoni o rumori, al pari di una ninna nanna o di una filastrocca della buonanotte, riescono a restituire al cervello una sensazione di piacere e rassicurazione. Questo perché, a detta degli esperti, i rumori bianchi ricorderebbero ai neonati i suoni percepiti quando erano ancora nel grembo della madre. Non a caso, quando i genitori sono in grado di modularli sulla giusta frequenza e al volume corretto, questi suoni monotoni riescono a coprire i rumori di sottofondo che altrimenti disturbano i neonati nel sonno. Inoltre, in tal modo, evitano che si istituisca un silenzio eccessivo, riproponendo una situazione simile alla zona di comfort in cu il bambino si trovava nel grembo materno.
Come produrre i rumori bianchi
In diversi casi, i rumori bianchi hanno confermato la loro validità nel favorire il sonno nei neonati. Infatti, l’effetto quasi ipnotico di tali suoni monotoni assomiglierebbe a quelli ascoltati dal neonato nella sua fase fetale, contraddistinta da uno spettro di rumori costanti. Per questo motivo, i rumori bianchi permettono in un certo senso al piccolo di sentirsi in un ambiente a lui familiare, calmandone il pianto e rilassandolo, fino a portarlo al sonno.
A tal proposito, uno studio ha evidenziato che il rumore bianco utile per far addormentare un bambino dovrebbe avere un volume di 50 decibel. Si tratta dunque di un suono equiparabile quello di un ambiente domestico durante il giorno. Tuttavia, un simile volume potrebbe far fronte al rumore causato da un neonato che piange, le cui urla arrivano a superare gli 80-90 dB. Qundi, i genitori dovrebbero alzare il volume del rumore bianco “artificiale” per i primi minuti. Poi, in quelli successivi, quando il bambino si è calmato, diminuire l’intensità del suono, portandolo a 65-70 dB.
Nello specifico, i genitori possono avvalersi di diverse modalità, anche fai da te, per produrre i rumori bianchi utili al sonno dei neonati. In tal senso, il primo modo tradizionale per produrre questi suoni monotoni prevede l’utilizzo di alcuni elettrodomestici presenti comunemente in casa, come il phon, le aspirapolveri e le stufette scaldabagno. Oggi, però, grazie al supporto della tecnologia, si può andare oltre. Infatti, tramite lo smartphone si riescono a trovare su Internet una serie di tools, come video, applicazioni specifiche e file audio, per avere accesso al rumore bianco desiderato.
Ovviamente, non deve essere dimenticata la validità dei rumori bianchi di origine naturale, i più immediati per conciliare il sonno dei più piccoli. Si prenda ad esempio il suono monotono delle gocce di pioggia che cadono, quello di un fiume che scorre, o ancora il mare, il vento, il canto degli uccellini o il battito cardiaco di uno dei genitori.
Ma veniamo ora ai benefici riscontrati nell’esporre i neonati a simili rumori bianchi. Infatti, nella loro ripetitività tali suoni monotoni non solo conciliano il sonno, ma:
- riducono lo stress
- attenuano l’ansia
- aumentano l’attenzione
- danno sollievo in caso di mal di testa ed emicrania
- mascherano fastidiosi rumori esterni, come quelli in strada o del vicinato
Per questi motivi, secondo gli esperti, i rumori bianchi dovrebbero essere ascoltati da qualsiasi neonato, indipendentemente dal fatto di non riuscire a prendere sonno facilmente.
Ma attenzione. La validità dei rumori bianchi in campo neonatale non implica la necessità di riprodurli tutto il giorno. Infatti, sentire tali suoni 24 ore su 24 non permetterà al neonato a istituire una corretta igiene del sonno. Anzi, ascoltare i rumori quotidiani della casa durante il giorno può aiutare il bambino a riconoscere di tutti i suoni che lo circondano, permettendogli di distinguere la voce dei genitori, la musica e i rumori esterni. Dunque, è utile esporre i neonati ai rumori bianchi solo nel momento dell’addormentamento, in caso difficoltà a prendere sonno.
Ascoltare suoni nel sonno aiuta lo sviluppo del linguaggio
Dunque, i rumori bianchi sono un valido aiuto – anche confermato dalla scienza – per aiutare a conciliare il sonno ai neonati. E, fattore fondamentale, non presentano particolari controindicazioni. In tutti casi, come sempre nell’ambito neonatale, è opportuno prestare alcune accortezze. In primis, bisogna tenere il dispositivo fonte del rumore alla distanza di almeno un metro dal piccolo. Inoltre, bisogna fare attenzione a non eccedere con il tempo di esposizione. Da segnalare anche che è fondamentale per i genitori avere ben presente di non utilizzare i rumori bianchi per i neonati oltre i due anni di vita. Tale soglia di età, infatti, rappresenta un passaggio cruciale nello sviluppo dei bambini dell’abitudine all’ascolto e alla capacità di distinguere i suoni.
In generale, è interessante sapere che i suoni a cui bambini sono esposti durante il sonno giocano un ruolo molto importante nello sviluppo del linguaggio. In particolare, a giovarne di più, sarebbero i neonati che rischiano di soffrire di ritardi nel linguaggio. Si tratta, infatti, dei risultati emersi da una recente ricerca, che per la prima volta ha analizzato il ruolo di brevi segnali sonori ascoltati passivamente durante il sonno al fine di interpretarne la rilevanza nello sviluppo delle capacità linguistiche dei bambini.
Nella ricerca, gli specialisti hanno esposto alcuni neonati all’ascolto passivo di suoni non linguistici. Alla fine dell’esperimento sono riusciti a dimostrare che i piccoli tra i 12 e i 18 mesi di età esposti a rumori bianchi una volta a settimana per sei settimane riuscivano a identificare e distinguere le sillabe in modo più preciso rispetto ai loro coetanei. Inoltre, in ulteriori testi, questi neonati erano in grado di totalizzare un punteggio migliore sul linguaggio. Nello specifico, i suoni utilizzati nella ricerca erano brevi transizioni acustiche di pochi decimi di millisecondi, tali però a facilitare la formazione e il rafforzamento delle connessioni neurali, fattori essenziali per l’elaborazione del linguaggio.